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COMUNICATO STAMPA

Il vino è tutto uguale?

VINO COME FORMA D’ARTE

Oggi vorrei parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore.

Perché spessissimo mi è capitato di conoscere persone che definiscono il vino “semplice bevanda”.

Questo mi fa capire quanta poca conoscenza c’è riguardo questo argomento.

In realtà, il vino è vivo, il vino è arte, il vino è passione.

Ogni vino è diverso in base a molti fattori : come viene prodotto, le tipologie di uve utilizzate, la cultivar, il colore, il grado di maturazione e tantissimi altri fattori.

È impossibile pensare che il vino sia solo vino, c’è un intero mondo all’interno di una sola bottiglia. 

E dunque, oggi, vorrei fare chiarezza.

Esistono moltissime tipologie di vino, che si distinguono per proprietà specifiche, a loro volta riconducibili da una parte a percezioni sensoriali, che possono essere sia visive che gusto-olfattive, dall’altra ai diversi processi di vinificazione, che danno origine a prodotti diversi.

La prima distinzione avviene con la vista: il Colore.

Il colore del vino è la prima sensazione che il vino ci trasmette. Già dal colore possiamo capire moltissime cose: la distinzione tra vini bianchi, rossi, e rosati fa riferimento da una parte al colore della buccia del vitigno, dall’altra al metodo di vinificazione, con o senza macerazione delle bucce nei mosti.

Perciò, prima di degustare un buon calice di vino, la vista è la protagonista.

E già qui capiamo che il vino non è una semplice bevanda, ma ogni singolo sorso va vissuto.

Un’altra cosa molto importante che distingue i vini è l’effervescenza.

L’effervescenza nel vino la da l’anidride carbonica.

Questa effervescenza porta a suddividere i vini in fermi (un vino con nessun contenuto di anidride carbonica), frizzanti e spumanti, in funzione della presenza di gas disciolto (che dà vita alle bollicine) ed alla pressione che esercita all’interno della bottiglia (maggiore per gli spumanti, più leggera per i vini frizzanti).

Ma, naturalmente, una cosa molto importante è il contenuto zuccherino.

Il contenuto zuccherino, ossia la quantità di zucchero presente al termine della vinificazione determina la maggiore o minore dolcezza del vino.

Qui dobbiamo fare un’ulteriore distinzione, poiché i vini fermi si distinguono in secchi, amabili o dolci, mentre per gli spumanti si utilizza una specifica scala di dolcezza che deriva da quella utilizzata per gli Champagne, che va dall’extra-brut (completamente secco) al doux o dolce, con residuo zuccherino superiore ai 50 g/l.

Ma non solo.

La più grande differenza avviene in campo, durante la vendemmia, perché si sceglie il grado di maturazione dell’uva.

Infatti, il grado di maturazione dell’uva ideale per la vendemmia è una scelta che viene fatta in base al tipo di vino che si desidera ottenere.

Il livello di maturazione “standard” comporta un equilibrio ideale tra le componenti acide e zuccherine contenute negli acini per la produzione di un vino fermo.

Se la vendemmia viene ritardata, con la maturazione aumentano gli zuccheri negli acini e quindi nel mosto.

I vini da vendemmia tardiva, a seconda dello stile di vinificazione, possono essere più o meno dolci, ma avranno sempre una struttura più corposa rispetto ai vini standard e se secchi, anche un contenuto alcolico di tutto rispetto.

E dopo la vendemmia le uve vanno lavorate per farle diventare vino e a seconda che i vini vengano prodotti utilizzando recipienti inerti (acciaio, cemento, vetroresina, terracotta) o recipienti in legno (botti di varia dimensione) il loro profilo organolettico può subire evoluzioni più o meno accentuate in base al tipo e dimensione del contenitore.

I contenitori in legno possono venire usati sia per la fermentazione dei vini e il loro affinamento al contatto con le fecce (nella vinificazione in bianco) che nella maturazione ed affinamento di vini sia bianchi che rossi.

Il legno è un materiale naturale ed attivo, e il suo contributo alla maturazione del vino aumenta con l’inverso della dimensione della botte.

Le botti piccole come le barriques (225 litri) o i tonneaux (500 litri) vengono spesso sottoposti a tostatura (fumigazione a fiamma viva) più o meno marcata nella parte interna a contatto con il vino, cosa che permette la cessione di varie classi di sostanze (soprattutto tannini) ai vini contenuti, impartendo al prodotto note tipiche (aromi terziari) di vaniglia, tostato, cuoio e altri.

Ti porto come esempio Venere la nostra riserva di Sangiovese, che svolge due anni di invecchiamento in barriques di legno.

Perciò classificare il vino come “semplice bevanda”, capite bene, che è riduttivo.

Fare il vino è un’arte, devi saperlo maneggiare, lo devi conoscere a pieno, devi amarlo, accompagnarlo in ogni processo produttivo.

E naturalmente, esattamene come ogni forma d’arte, ognuno ha la propria visione del vino e lo produce a modo suo.

Pensate che recentemente agli stili tradizionali di produzione del vino si sono aggiunti dei veri e propri stili di conduzione agronomica dei vigneti, i vini da uve biologiche, se la certificazione biologica si limita alla vigna, o di veri e propri vini biologici se anche il processo di vinificazione soddisfa determinati parametri e requisiti.

Questo per dirvi che l’arte non si può fermare, ed è anche giusto che ognuno abbia la propria visione di essa, ma va rispettata ed amata.

Voi che ne pensate?

Vi leggo volentieri nei commenti!

P.S. Vi ricordo la possibilità di iscrivervi al corso GRATUITO sul vino a questo link https://www.aziendaagricolanenci.com/entra-nel-mondo-nenci/

Marika

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